Sono un fatto ed un atto di fiducia. Il fatto è che ci fidiamo di quello che è stato dichiarato dai nostri genitori mentre l'atto è un Trust istituito al momento della dichiarazione all'ufficiale di stato civile. Allora, è esatto dire che quando ci identifichiamo confermando la data di nascita mentiamo e che quando pretendono che noi lo si faccia ci chiedono di mentire? Si, a mio avviso è esatto.
Allora, è forse è un rituale il festeggiamento del proprio compleanno? Sì, io credo di sì. E' la suggellazione tra noi e noi della nostra "credenza", è il rinnovare la menzogna a cui dobbiamo/vogliamo continuare a credere, è il rituale che ci permette di continuare ad identificarci a quel "soggetto" che senza il nostro avvallo, senza la nostra autorizzazione, la nostra "im-personificazione", non esisterebbe? Ne sono convinta.
Ed allora smetto di festeggiare il compleanno, smetto di ritualizzare un gesto, un evento che contribuisce a mantenermi legata ad una falsità. Io sono essere senza tempo poiché il "mio" tempo è infinito, eterno. Ed ecco a seguire un'altra contraddizione.
Il nome, ovvero il no-me. Il non io. Nelle identificazioni, alla domanda <come ti chiami> rispondiamo senza renderci conto che già nella domanda vi è contemplata la risposta.
Chi si chiama, chi chiama se stesso? Nessuno! Gli altri ci chiamano, noi non ne abbiamo bisogno a meno che, ancora una volta, il rituale di cui sopra, ci trascina, risucchia nel vortice della menzogna e della falsità.
Nel preciso istante in cui ci si riconosce nel nome e cognome si da vita ad un'entità che è morta, che non esiste e "prende corpo" solo nel momento in cui noi stessi la evochiamo. Ecco, queste sono le "im-personificazioni". Teniamolo a mente, anzi, abituiamoci a prestare attenzione e smettiamola di dare vita ad una cosa "morta".
E festeggiamo tutti i giorni...quelli del NON compleanno!
Alessandro
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