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martedì 15 settembre 2015

Dalla Rete: Il Volto Nascosto di alcuni magistrati ed avvocati

Sono a colloquio con Mario, una persona che mi ha chiesto una consulenza e che ha fatto vent’anni di galera. Persona simpatica e intelligente, segue il mio blog e la controinformazione e pare molto informato su tutto, moneta, omicidi rituali, scie chimiche, sovranità monetaria.
Professionalmente prendo l’agenda e mi segno i suoi dati principali.


Che professione fa?
Ladro, mi risponde.
Come ladro scusi?
Si nel senso che vado nella case a rubare.


Ma allora come ha fatto a farsi venti anni di galera? per furto sono troppi. Chiedo.
Per omicidio. ho ammazzato una persona e mezza.


Scoppio in una risata. “Ma come una persona e mezza? Non esiste il mezzo omicidio da noi… che significa mezzo?”


Significa che non sono riuscito ad ammazzare il secondo, era durante una sparatoria. “ah… insomma lei è uno dei pochi in Italia che ha fatto la galera per un omicidio. In genere in carcere ci sono persone innocenti, e chi ammazza se ne sta fuori libero e sereno”. “infatti è così. Mi avevano proposto di rimanere in libertà se lavoravo per lo stato, ma ho rifiutato. Ho ammazzato una persona, si, ma perché vendeva la droga a mia sorella quindicenne, e ho dovuto sparare per difendermi perché quelli hanno tirato fuori la pistola quando mi hanno visto. Ma non mi sporcherei mai la coscienza facendo lavori sporchi per lo stato. Quelli che mi hanno proposto lo scambio sono i cani dei padroni, e gliel’ho detto in faccia. Meglio la galera che finire come voi. E mi sono fatti tutta la galera. Ero più libero così che a lavorare per loro”.


Dal momento che la storia che mi presenta è un po’ complicata chiamo Stefania che viene a mangiare a con noi. Lei ha più memoria di me in merito a nomi fatti e luoghi della malavita romana, e quindi penso possa aiutarci. Quando arriva glielo presento “ti presento Mario. Di professione ladro, e ha ammazzato due persone. Insomma, una brava persona, se raffrontata alla maggior parte dei nostri colleghi e ai magistrati che abbiamo conosciuto in questi anni”. “Una e mezza, risponde lui ridendo… non esageri con i numeri avvocato”.
Stefania si ricorda perfettamente nomi e soprannomi di vari personaggi romani e si dimostra più in grado di me di colloquiare con Mario. Er palletta, accattone, bombolo, De Pedis, Diotallevi, Carminati… quello lavora per i servizi, quello invece è un cretino, quello era una brava persona… Stefania, questa puffa con la facciotta innocente e questo strano tipo dallo strano lavoro che se ne intende di scie chimiche e poteri occulti, parlano come se fossero in familiarità.
A un certo punto Mario ha dimenticato un documento nella mia auto.
“Vada a prenderlo”, e gli do le chiavi.
“Ma fa di professione il ladro. Non è che magari ci sparisce qualcosa?” domanda Stefania.
“No Stefania, non preoccuparti… è una persona che ha una sua morale, e una sua coscienza, a differenza di molti dei personaggi che ho dovuto frequentare per lavoro, e di fronte a cui tutti si scappellano chiamandoli “dottore, avvocato”, e a differenza dei miei ex colleghi di studio. Siamo più sicuri con lui che con negli ambienti che ho frequentato per anni. Uno che si fa venti anni di galera per rifiutarsi di collaborare a lavori sporchi per lo stato, ha tutta la mia stima e mi fido di lui.

Il problema sarà l’11.2 del 2016, quando dovrò entrare al tribunale di Firenze per il processo che mi vede contro Spezi. Li troverò i delinquenti veri. E li ci sarà da aver paura.
Ma con Mario ci lasciamo con simpatia. E spero di rivederlo, perché parlando con lui imparo comunque molte cose e i suoi racconti di vita vera mi permettono di avere uno spaccato sempre più preciso della realtà in cui viviamo.

Libertà

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