Stato Civile: siete Sposati o Coniugati?
La forza delle parole!
Quando i nostri amici ci chiedono colloquialmente qual è il nostro stato civile diciamo “sposato/a” nel caso abbiamo contratto matrimonio.
Ma in un qualsiasi documento di sistema il termine usato per indicare un individuo in tale condizione è“coniugato/a”.
Ma in un qualsiasi documento di sistema il termine usato per indicare un individuo in tale condizione è“coniugato/a”.
Perché?
Guardiamo l’etimologia e lo scopriremo:
Insomma per il sistema coloro che si sposano sono come una coppia di buoi che deve accettare che un terzo soggetto, il contadino o il celebrante, imponga loro dall’alto un vincolo pesante e indissolubile, che serve a cosa?
A lavorare!!!
Già perché dopo essere stati soggiogati i buoi vengono messi a tirare faticosamente il carretto o l’aratro, a beneficio non loro, ma appunto di un terzo.
Siamo sicuri che è in questo modo che volete vedervi in coppia, nel caso la vostra unione sia felice?
Forse è meglio invece che la parola da usare per il vostro stato civile sia “sposato/a”.
E che quando un qualsiasi uomo di sistema – dall’impiegato dell’anagrafe che vi sta compilando un documento di identità fino al funzionario di banca che si sincera se avete o meno famiglia – voi pretendiate che venga scritto appunto “sposato/a” anziché una parola dal significato così vessatorio come la prima?
Gli sposi si promettono anzi, si giurano amore, e hanno quindi un ruolo attivo nella celebrazione, non passivo come i buoi.
Ricordiamo che in molti riti di nozze pagane i celebranti unici ed esclusivi sono gli sposi stessi, e con questo significato energetico il loro rito prende valore dinanzi al Creato.
Senza intermediari altri (ancorché “ministri” sacramentali, come si definiscono i chierici in merito) tra essi e l’Universo.
Eh, si, deprogrammarsi attraverso le parole ormai è indispensabile.
Jervé
sandro di gaia
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